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dai GIORNALI di OGGI

"la sinistra per bene si liberi da questo abbraccio mortale"

Brunetta: "Le élite irresponsabili

vogliono un vero colpo di Stato"

Sono quelle "della rendita parassitaria, burocratica, finanziaria, editoriale" che pensano solo a come far cadere il governo che ha cominciato a colpirle"

CORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) - "Ci sono élite irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato". Lo ha detto a Cortina d'Ampezzo, al convegno del Pdl veneto, il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

2009-09-16

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2009-09-16

CORRIERE della SERA

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2009-09-20

E conferma: "C'è progetto eversivo"

Brunetta: "Su élite non mi pento,

non sono ipocrita"

Il ministro: "L'ho detto con linguaggio chiaro semplice e forte, la frase romanesca era forte ma gergal-scherzosa"

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NOTIZIE CORRELATE

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J'Accuse di Brunetta: "Ci sono alcune élite che vogliono il colpo di stato" (19 settembre 2009)

MILANO - Ministro, si pente di aver detto alla sinistra di andare "a morire ammazzata"?. "Assolutamente no". Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, non recede e conferma il suo attacco ai circoli finanziari ed editoriali e alla sinistra che avrebbero messo in campo un progetto "eversivo" per cambiare il governo. "Non sono un'ipocrita, la battuta era scherzosa, se i giornaloni o giornalini si attaccano a una battuta facciano pure. Non ho avuto nessuna obiezione di merito, parliamo del tema che pongo: esiste una sinistra subordinata dai circoli finanziari della rendita".

CONFERMA TUTTO - Brunetta ha confermato gli anatemi lanciati sabato a Cortina e ha spiegato le sue affermazioni su quello che ha definito un progetto "eversivo": "noi veniamo da cinque mesi di pozzi avvelenati, di attacchi a un premier liberamente eletto, attacchi da parte di circoli finanziari, editoriali, economici, il tutto non nella libera opinione ma per far cadere un governo eletto e sostituirlo con un governo tecnico per rubare la democrazia. Nessuno è perfetto, ma che questo sia avvenuto è sotto gli occhi di tutti. L'ho detto ed ho detto del mio rammarico perché la sinistra è connivente e mi sono dunque appellato alla sinistra per bene. L'ho detto con linguaggio chiaro semplice e forte, la frase romanesca era forte ma gergal-scherzosa. Evidentemente non hanno altri argomenti". E a Dario Franceschini, che aveva commentato le dichiarazioni sulla "sinistra per male" con una battuta ("l'unica brunetta che rispetto è quella dei "Ricchi e Poveri""), il ministro della Pubblica amministrazione risponde: "Mi turba il commento di Franceschini, invece di interrogarsi sulla sinistra e le élites parassitarie risponde con un commento da vero intellettuale, dobbiamo farcene una ragione".

 

20 settembre 2009

 

 

 

 

 

Le esternazioni del ministro

L’ultimo show del ministro

troppo rapido nei proclami

Quando punì come assenteisti i donatori di sangue, al suo dicastero dissero "sviste, solo sviste da rimediare"

Salvate Brunetta da Brunetta. Ecco cosa viene in mente, a leggere le schioppettate sparate dal ministro a Cortina contro le "élite di merda" e "irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato" e contro esponenti della Chiesa che "giocano al massacro" e sono "portatori di una ideologia politica con la tonaca" e contro la "sinistra permale" che dovrebbe andarsene "a morire ammazzata". Uno si chiede: perché?

Questi strilli continui, quotidiani, bellicosi sono utili al Paese, al gover­no, a lui stesso? "Io, povero, non bel­lo e non ricco, ho fatto il culo al mon­do e sono la Lorella Cuccarini del go­verno Berlusconi", disse tempo fa, gongolando per i sondaggi secondo i quali era "il più amato dagli italiani". E aveva davvero buoni motivi per es­sere fiero. Applausi scroscianti a ogni appari­zione pubblica. Urla di "bravo! bra­vo! " appena si avvicinava a un micro­fono. Spettatori in delirio al palaten­da di Cortina. Ascolti alti quando si af­facciava in televisione. Una marcia trionfale, per uno parti­to dai quartieri popolari di Venezia che aveva dovuto guadagnarsi metro per metro la sua scalata culturale, so­ciale, politica. Il Cavaliere, quando di­ce d’"essere nato povero" (con un pa­pà direttore di banca) giochicchia col passato. Lui no. Povero lo è nato dav­vero: "Sono uno del popolo, lo sanno tutti che mio papà vendeva souvenir sulla bancarella a Venezia, che ho vis­suto in 90 metri quadri in nove perso­ne. Che ho studiato con sacrifici".

Per anni e anni, prima a sinistra poi a destra, lo avevano trattato come un giocatorino di riserva. Di quelli che dici: bravo, ma leggerino. Una specie di Giovinco economico. Anni e anni di panchina. A spiegare agli altri l’economia, disegnare per gli altri le tabelle, studiare per gli altri le leggi. E poi convegni, convegni, con­vegni... E tutti a dire: che intelligenza, Renato! Al momento di schierarlo in campo, però... Ministro no, governa­tore del Veneto no, sindaco di Vene­zia no... Quando finalmente andò a giurare al Quirinale come responsabile della Funzione Pubblica era raggiante. E fu­rono in tanti, e non solo della sua par­te politica, ad applaudire le sue rottu­re, le sue accelerazioni, la sua cocciu­tissima volontà di venire a capo di una battaglia, quella contro i fannullo­ni, che andava fatta. Una battaglia me­ritoria. Per restituire efficienza alle amministrazioni statali, regionali, co­munali incrostate dal calcare della bu­rocrazia. Restituire dignità ai dipendenti perbene che in quegli uffici vengono giorno dopo giorno umiliati da colle­ghi lavativi che scaricano il lavoro su­gli altri. Restituire ai cittadini l’idea che lo Stato c’è e sa farsi sentire. Certo, la voglia di portare a casa su­bito dei risultati gli tirò addosso una serie di critiche per certe storture co­me quella dei donatori di sangue, ini­zialmente "puniti" come assenteisti anche per quei gesti di generosità. "Sviste. Solo semplici sviste da rime­diare ", dissero al ministero.

Come si poteva non essere d’accordo, al di là di certi toni aggressivi, con chi cerca­va di raddrizzare un sistema del pub­blico impiego che aveva visto negli anni episodi allucinanti come quello del celeberrimo "Professor M." che riusciva far segnare anche il 72% di as­senze? O di quello spazzino ubriaco­ne licenziato dopo che aveva fatto due settimane di assenza senza man­co presentare un certificato medico e fatto riassumere dalla magistratura perché, essendo ciucco, non poteva ri­cordarsi di presentarlo? Proprio per­ché la battaglia era sacrosanta e anda­va fatta, però, è un peccato che sia sta­ta spesso così drogata dai proclami ("Il Paese è con me! Sto cambiando tutto!") da fare risaltare, oltre ai buo­ni risultati, i fallimenti. Come quello rivelato giorni fa da ItaliaOggi secon­do il quale, dopo un anno e mezzo, su 30 mila enti della pubblica ammini­strazione quelli che hanno messo on-line gli stipendi dei dirigenti sono 409: poco più dell’1%. Ed è un pecca­to se si sia risolta spesso in una sfida muscolare che ha finito per danneg­giare tutti: la battaglia, i dipendenti pubblici, i rapporti sindacali, il dibat­tito politico e lui, Brunetta. Che si è andato via via avvitando in una raffi­ca di sortite bellicosissime manco fos­se il re di Frisia della Commedia del­­l’arte che come "un fulmine ove pas­sa / ciò che tocca arde, abbatte, apre e fracassa". Contro il federalismo delle regioni a statuto speciale "bastardo, spreco­ne, piagnone" dovuto "alla dabbenag­gine, alla stupidità, alla captatio bene­volentiae dello Stato". Contro le don­ne di sinistra perché nessuno "ha mai visto una donna brutta in una Ferrari" dato che le belle che aspira­no a salire "puntano a Forza Italia che funge da 'ascensore sociale'". Contro i ragazzi dell’Onda "che sono dei guerriglieri e come tali verranno trat­tati ". Contro i registi appartenenti a quel "culturame parassitario vissuto di risorse pubbliche che sputa senten­ze contro il proprio Paese ed è quello che si vede in questi giorni alla Mo­stra del Cinema di Venezia". Contro i poliziotti sovrappeso ("Lo erano an­che Joe Petrosino e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa", fu la risposta di un alleato, il leghista Piergiorgio Stiffoni) perché "non si può mandare in strada il poliziotto 'panzone' che ha fatto solo il passacarte...".

E poi contro i magistrati che do­vrebbero essere "controllati con i tor­nelli". E contro la Cgil che non firma il contratto del pubblico impiego: "E chi se ne frega della Cgil!". E contro i medici mediocri: "Stiamo attentissi­mi a yogurt e succhi di frutta, ma an­diamo in ospedale e ci facciamo ope­rare dal primo venuto, senza sapere se è bravo o è un macellaio. E sappia­mo che negli ospedali i macellai non sono pochi". Contro i pessimisti della crisi, liquidati con un articolo sul So­le24ore fin dal 9 agosto 2008 con un pezzo dal titolo rassicurante: "Ma il peggio è già passato". Tutte cose che magari avevano un senso e meritavano di essere appro­fondite ma venivano buttate lì con pa­role e modi così spicci da tirargli ad­dosso non solo gli insulti degli avver­sari ma perfino le dissociazioni degli alleati. Un caso per tutti? Quello di Ro­berto Fiore che, neofascista e nemico mortale di "rossi", il giorno in cui il ministro si era avventurato a dipingere un paese popola­to di fannulloni soprattutto di sinistra sbottò: "Qualifi­care milioni di italiani come fannulloni di sinistra oltre a essere ridicolo, semplicistico e falso, è una categorizzazio­ne da osteria". Per non dire del capolavoro: mettere d’ac­cordo, nella trincea avversaria, due galli in lite perenne come Guglielmo Epifani e Raffaele Bo­nanni. Il quale sul nostro è arri­vato a dirne di cotte e di crude: "prolisso", "showman", "pallo­ne mediatico", "politico male educato democraticamente" e "demagogo" che rischia di "far ta­gliare a fette il Paese dal qualun­quismo ".

Insulti perfino garbati rispetto ad altri incassati negli anni. Dalla qualifica di "mini-ministro" usata da Furio Colombo (che si sarebbe scusato: "Intendevo che la politica di Brunetta è mini") a quella di "energu­meno tascabile" cucitagli addosso da Massimo D’Alema fino a "ministro di Topolinia" del democratico France­sco Sanna. Per non dire della battutac­cia di Francesco Storace: "Il ministro spilungone...". Offese brutte. Pesanti. Inaccettabili. Come tantissime altre vomitate in Internet da migliaia e mi­gliaia di anonimi teppisti ("ebreo", "bastardo", "nano") che impongono una piena, totale, assoluta solidarietà col ministro. Solidarietà che Brunetta renderebbe più corale e affettuosa se ogni tanto, per il bene delle sue batta­glie, ricordasse un vecchio consiglio del Carosello: "Cala cala Trinchet­to... ".

Gian Antonio Stella

20 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

"la sinistra per bene si liberi da questo abbraccio mortale"

Brunetta: "Le élite irresponsabili

vogliono un vero colpo di Stato"

Sono quelle "della rendita parassitaria, burocratica, finanziaria, editoriale" che pensano solo a come far cadere il governo che ha cominciato a colpirle"

CORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) - "Ci sono élite irresponsabili che stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato". Lo ha detto a Cortina d'Ampezzo, al convegno del Pdl veneto, il ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta.

SINISTRA PER MALE E PER BENE - Il ministro ha descritto le élite come quelle "della rendita parassitaria, burocratica, finanziaria, editoriale" e ha messo in contrapposizione quelli che ha chiamato "i compagni della sinistra per bene" e quella che ha definito "la sinistra per male". E per questa ha usato la frase "vada a morire ammazzata". "La povera sinistra sarebbe nata con altri scopi e invece si fa condizionare da un'élite di m..," ha detto il ministro, riferendosi alle "cattive banche, alla cattiva finanza, ai cattivi giornali". Rivolgendosi invece "alla sinistra per bene", ha invitato a "ritornare alla politica, compagni di sinistra, senza farvi fare la politica dai giornali". "Stanno preparando un colpo di Stato - ha ribadito - a cui si risponde a viso aperto parlando con gli italiani, costruendo l'Aquila, con un grande piano per il Mezzogiorno. La vera unità d'Italia è risolvere la questione meridionale". "Abbiamo una grande occasione, - ha precisato - la nostra missione sarà una missione straordinaria contro la cattiva rendita, contro i parassiti dovunque essi siano: nella finta cultura, nella finta cinematografia ideologica parassitaria, nel finto sindacato, nelle cattive banche, nella cattiva finanza, nei cattivi giornali". "Propongo - ha concluso - una lotta di liberazione per i compagni della sinistra per bene: liberatevi da questo abbraccio mortale di questa cattiva finanza, di questo cattivo sindacato, di questi cattivi gruppi editoriali". "Questa sedicente elite in questo anno di grande crisi - ha aggiunto - ha pensato solo a come far cadere un governo che guarda caso cominciava a colpire proprio le case matte della rendita".

BENE CHIESA, MA NO A IDEOLOGIA POLITICA CON LA TONACA - "Nei confronti della Chiesa stiamo dalla stessa parte": lo ha detto oggi, a Cortina, dal ministro per la pubblica amministrazione, Renato Brunetta che ha aggiunto: "Quando la chiesa opera sul territorio e si fa carico dei fedeli spesso lo fa meglio di quanto lo faccia lo Stato. Quando però certi esponenti della Chiesa giocano al massacro, quella non la considero Chiesa ma ideologia politica con la tonaca". Brunetta ha concluso rilevando che "la Chiesa non ha mai avuto tanto dallo Stato italiano in termini di 8 per mille e questo dimostra la nostra serietà".

IL GOVERNO RISPETTERÀ I PATTI: "ORA FASE DUE"- "I patti vanno rispettati da tutti e il governo rispetterà i patti". Lo assicura il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta rispondendo a una domanda dei cronisti sui prossimi contratti del pubblico impiego.

La crisi, secondo Brunetta, ha fatto aumentare il potere d'acquisto dei dipendenti e dei pensionati.

I 32-33 milioni di italiani a reddito fisso, secondo il ministro, hanno potuto contare su aumenti salariali e pensionistici del 3-4%, a fronte di un'inflazione dell'1-2%. "Questo è il segno - ha spiegato Brunetta - che non c'è stata crisi sociale, pure in presenza di un Pil sotto di 5 punti. A soffrire, invece, sono state le imprese e i lavoratori autonomi a causa della diminuzione del calo dei consumi. Hanno resistito ma non potranno farlo ancora per molto. E perchè sono diminuiti i consumi? Per la paura". Per Brunetta il problema ora è di passare dalla "fase uno" alla fase due. "Dobbiamo dare una accelerazione tra la fine dell'anno e l'inizio del 2010 sostenendo i lavoratori autonomi che, in questi mesi, hanno sofferto ma tenuto. Rilanciare i consumi - ha rimarcato il ministro - significa dare ossigeno al lavoro autonomo e tutelare chi ha un reddito fisso". Questo dovrà essere fatto attraverso tre percorsi: le riforme (Welfare, burocrazia, federalismo, ecc...), gli investimenti e lo stimolo alla spesa.

"PERDEREMO UNA O DUE REGIONI" - Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta invita il Pdl a prepararsi alle elezioni amministrative e a lasciare al centrosinistra "qualche regione, poche, poche, poche... una o due".

DONADI: UNA RISATA TI SEPPELLIRÀ - "Al ministro Brunetta, che si lancia in lugubri anatemi, rispondiamo con una battuta: una risata ti seppellirà". Lo afferma Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera, nel corso di una dibattito sull’economia alla festa del partito a Vasto. "Mentre noi siamo qui a discutere di economia e proposte per rilanciare il sistema Paese - continua Donadi - è sconfortante leggere le dichiarazioni di così basso livello da parte di un ministro della Repubblica". Ad attaccare il ministro è anche il responsabile del Welfare dell’Idv Maurizio Zipponi. "Brunetta - dice - sa solo insultare. Il governo discute di aria fritta, come le gabbie salariali, senza invece mettere in campo alcuna proposta concreta e immediata".

19 settembre 2009(ultima modifica: 20 settembre 2009)

 

2009-09-16

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-09-20

Demagogia al governo

di MICHELE SERRA

Ci sono "élite di merda che vivono di rendita" e tramano contro il governo e dunque contro il popolo sovrano. Così, in sintesi, ha detto ieri il ministro Brunetta, entusiasmando una platea amica e disgustando una volta di più l'altra metà degli italiani, si suppone in rappresentanza delle élite di merda.

Brunetta è il classico fanatico: uno che quando parla gli saltano uno dopo l'altro i freni inibitori, e gli esce fumo dalle orecchie. In quanto tale, in una fase così aspra dello scontro politico, ascoltarlo aiuta a mettere a fuoco almeno alcuni dei sentimenti profondi che muovono questa maggioranza. A partire dal fascismo, l'odio per le élite (vedi il complotto demo-pluto-giudo-massonico) è un classico del populismo autoritario. Ricchi malvagi, gelosi dei loro privilegi, tramano nell'ombra per contrastare l'avvento luminoso di una nuova era.

Gli archivi di Libero e del Giornale, quando gli storici vorranno occuparsene, sono da questo punto di vista una illuminante e annosa collazione di tutto o quasi il malanimo che la piccola borghesia di destra, elettrice dei Brunetta e lettrice dei Feltri, nutre per le cosiddette élite: gli Agnelli, la borghesia azionista, De Benedetti e Scalfari, gli intellettuali altezzosi, Miuccia Prada (?!), i professori snob, gli urbanisti, i cineasti, i radical chic, secondo una classificazione biliosa e scriteriata che non discende tanto dal reddito e tantomeno dalle persone, quanto, diciamo, dall'immagine sociale, vera o presunta, dei bersagli via via individuati. In blocco, e un tanto al chilo, essi sarebbero la spina dorsale di una sinistra debosciata, scroccona e classista. (Va da sé che i circa diciotto milioni di elettori di centrosinistra, forse non tutti urbanisti o rettori, per comodità non vengono inclusi nel quadro polemico: non è mai la realtà, è il suo fantasma a favorire le ossessioni politicamente più produttive).

Se il ministro Brunetta, piuttosto che un iracondo e un demagogo, fosse una persona ragionevole, e davvero parlasse per conto del popolo italiano e nei suoi interessi, saprebbe che il nostro Paese, nell'ultimo paio di secoli, ha molto patito non già a causa delle élite, ma della loro gracilità, o mancanza. Se, per esempio, la grande borghesia conservatrice non fosse stata spazzata via (vedi l'affaire Montanelli, vedi la morte di Ambrosoli, vedi eccetera eccetera) dalla piccola borghesia reazionaria e malaffarista che ha schiantato il senso dei diritti e il senso dei doveri, e oggi regge il timone del Paese, magari avremmo ancora ministri come Visentini e non come Brunetta e Bondi, altro fazioso vaniloquente.

Destra e sinistra, in tutto questo, sono un criterio piuttosto confuso, quasi un velame. Meglio varrebbe (e in questo, bisogna ammetterlo, il socialista Brunetta ci aiuta parecchio) provare a riclassificare lo scenario socio-politico italiano secondo i vecchi criteri dell'analisi di classe. Il poco che rimane della borghesia antifascista (certamente un'élite) e della classe dirigente repubblicana e costituzionale (un'altra élite) è l'ultimo argine culturale, etico e storico che si frappone al trionfo incontrastato dei Brunetta, del loro adorato leader e della piccola borghesia reazionaria che li vota in massa. Il loro capo, da solo, ha più potere dei fantasmatici "poteri forti" messi assieme, più denaro, più media, più altoparlanti e più balconi, più giornali, più giornalisti, più servitù e più tutto. Ma, effettivamente, nonostante questo potere fortissimo, Berlusconi non è élite, non è classe dirigente, non è statista (gli statisti uniscono i popoli, non li spaccano a metà come una mela). È potere senza rispetto, ricchezza senza status, popolarità senza prestigio. Brunetta, che è animoso e sincero, avverte nel profondo questa inadeguatezza. Ma piuttosto che investirne, con la dovuta umiltà, se stesso e il suo capo, si aggrappa al popolo e indica nelle "élite di merda" il Nemico da combattere.

In questo Brunetta (come parecchi ex socialisti, ahimè) è il berlusconiano perfetto: pur di non dubitare di se stesso, attribuisce ogni problema alla malvagità del Nemico. Urgerebbe un analista se anche gli psicanalisti non fossero, come è ovvio, una élite di merda.

(20 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

Il ministro aveva accusato la sinistra di golpismo e aveva detto "muoia ammazzata"

"Se mi attaccano per una battuta facciano pure, nel merito non ho avuto obiezioni"

Brunetta insiste: "Non mi scuso

è in gioco la democrazia"

Brunetta insiste: "Non mi scuso è in gioco la democrazia"

Renato Brunetta

ROMA - "Non sono un ipocrita, non mi scuso per i toni che ho usato: se i giornalini o i giornaloni si attaccano a una battuta ironica fatta in romanesco facciano pure, nel merito di quello che ho detto non ho ricevuto nessuna obiezione". Torna sulle polemiche scatenate dalle sue dichiarazioni il ministro Renato Brunetta che ieri aveva detto: "Sinistra golpista, vada a morire ammazzata".

"I benpensanti dicono che ho usato toni forti, ma qui è in gioco la democrazia", aggiunge. E spiega: "Io ho fatto un identikit delle èlites parassitarie che si appoggiano alla sinistra e che vogliono far cadere un governo democraticamente eletto. Non chiedetemi i nomi: la domanda la giro a voi, pubblica opinione e giornalisti, basta cercare sulle pagine dei giornali negli ultimi cinque mesi".

E a Dario Franceschini, che aveva commentato le dichiarazioni sulla "sinistra per male" con una battuta ("l'unica brunetta che rispetto è quella dei 'Ricchi e Poveri'"), il ministro della Pubblica amministrazione risponde: "Mi turba il commento di Franceschini, invece di interrogarsi sulla sinistra e le èlites parassitarie risponde con un commento da vero intellettuale, dobbiamo farcene una ragione".

(20 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

Il ministro ammonisce la Chiesa: "No a ideologia politica con la tonaca"

E su Fini: "Le sue dichiarazioni sono una ricchezza per tutto il partito"

Brunetta: "Vada a morire ammazzata

la sinistra che prepara colpo di Stato"

Franceschini: "I soliti insulti". Bersani: "Populismo allo stato puro"

Donadi (Idv): "I suoi sono lugubri anatemi, una risata lo seppellirà"

Brunetta: "Vada a morire ammazzata la sinistra che prepara colpo di Stato"

CORTINA - Il ministro della Pubblica amministrazione e Innovazione Renato Brunetta, al convegno del Pdl a Cortina d'Ampezzo, attacca ancora la sinistra "elitaria e parassitaria", accusandola di preparare un colpo di stato. Alla "sinistra per male" manda a dire: "Vada a morire ammazzata". E alla sinistra "perbene" chiede: "Recuperi gli ideali di una volta".

La sinistra si liberi dalle elite. "Mentre gestivamo la crisi non abbiamo visto l'opposizione" ha tuonato Brunetta dal palco "e questo per la democrazia è un problema. Abbiamo visto le elite, o sedicenti tali, impegnate a buttare giù il governo. Sono sempre le solite: quelle delle rendite editoriali, finanziarie, burocratiche, cinematografiche e culturali, che hanno combattuto il governo reo di aver cominciato a colpire le case matte della rendita". Alla "sinistra perbene" Brunetta rivolge l'invito a liberarsi dall'oppressione di questa "elite di merda". Una "povera sinistra che si fa usare", ma Brunetta ha la soluzione: "A questi compagni propongo una lotta di liberazione da questo abbraccio mortale".

I temi economici. Brunetta continua il suo discorso toccando i problemi economici italiani. "Il governo è pronto alla "fase due", dopo la "fase uno" che ha riguardato la gestione della crisi". E spiega: "Adesso bisogna passare all'espansione, al rilancio, con investimenti per aiutare i consumi e il lavoro". E proprio a questo proposito aggiunge: "Detassare le tredicesime? No, meglio incentivare i consumi in beni durevoli".

Fini e la Chiesa. Brunetta non esita a toccare anche temi scottanti per il Pdl, come i disaccordi tra Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini: "Le riflessioni di Fini sono una ricchezza per il Pdl. Il partito dovrà essere capace di trovare una straordinaria soluzione di compromesso alto su temi difficili come quelli che dividono, ad esempio la bioetica". Mentre sui contrasti con la Chiesa, non usa mezzi termini: "Parlo da laico mangiapreti, dobbiamo collaborare con la Chiesa nei settori in cui la Chiesa fa meglio dello Stato. Ma non collaboreremo a chi gioca al massacro, facendo ideologia politica con la tonaca".

La risposta del Pd. "I soliti insulti di Brunetta mi hanno confermato nella convinzione che l'unica 'Brunetta' che merita rispetto è quella dei Ricchi e Poveri", replica il segretario del Pd, Dario Franceschini, con un ironico su Twitter. "Da Brunetta arrivano solo insulti e populismo allo stato puro - osserva Pier Luigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd - e, forse, un po' di delirio. Me lo spiego con il nervosismo che sta girando nel governo e nel centrodestra e che comincia a tracimare".

Il commento dell'Idv. Risponde alle parole di Renato Brunetta anche Massimo Donadi, capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera. "Al ministro Brunetta, che si lancia in lugubri anatemi, rispondiamo con una battuta: una risata lo seppellirà". E commenta: "Mentre noi siamo qui a discutere di economia e proposte per rilanciare il sistema Paese, è sconfortante leggere le dichiarazioni di così basso livello da parte di un ministro della Repubblica".

E quello di Pdci e Pri. "Del colpo di Stato di cui parla Brunetta si vedono le avvisaglie. La più evidente è proprio il linguaggio con cui Brunetta tratta le forze politiche di opposizione", commenta il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto. Mentre il segretario del Prc Paolo Ferrero chiede per Brunetta "l'antidoping", definendo le dichiarazioni del ministro "perfettamente in linea con un governo para-fascista, xenofobo e razzista, degno di annoverare uno come Brunetta nella propria compagine".

(19 settembre 2009)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-16

 

 

 

 

 

L'UNITA'

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2009-09-20

Deliri, Brunetta: "La sinistra prepara un colpo di stato"

di Laura Matteuccitutti gli articoli dell'autore

L’uso del congiuntivo rende l’effetto linguistico grottesco, ma il concetto resta lugubre: "Che vada a morire ammazzata". Così il ministro della Repubblica Renato Brunetta, Funzione pubblica, dal convegno del Pdl a Cortina d’Ampezzo va all’assalto della "sinistra per male", "elitaria e parassitaria", accusandola di preparare un colpo di Stato, ennesima versione del "piano eversivo" di cui straparla Berlusconi. Nientemeno. Poi c’è "la sinistra per bene" (quale sia non si sa), invitata a liberarsi "da questa élite di merda", e a recuperare "gli ideali di una volta". Accorata l’esortazione: "tornate alla politica, compagni di sinistra, senza farvi fare la politica dai giornali", insomma "liberatevi da questo abbraccio mortale". Il problema è che Brunetta non trova un interlocutore alla sua altezza: "Mentre gestivamo la crisi non abbiamo visto l’opposizione - si lamenta infatti - e questo per la democrazia è un problema. Abbiamo visto le élite, o sedicenti tali, impegnate a buttare giù il governo. Sono sempre le solite: quelle delle rendite editoriali, finanziarie, burocratiche, cinematografiche e culturali, che hanno combattuto il governo reo di aver cominciato a colpire le case matte della rendita". Il ministro è cupo, ringhioso e, mentre traccia il suo fosco scenario, si fa trascendentale: "La nostra - avvisa l’umanità - sarà una missione straordinaria contro la cattiva rendita, contro i parassiti dovunque essi siano: nella finta cultura, nella finta cinematografia ideologica parassitaria, nel finto sindacato, nelle cattive banche, nella cattiva finanza, nei cattivi giornali". Viceversa, il governo sì che fa funzionare le cose. L’economia, per esempio.

"Siamo pronti alla fase due", spiega Brunetta. Dopo la "gestione della crisi", adesso "bisogna passare all’espansione, al rilancio, con investimenti per aiutare i consumi e il lavoro". Sarà per questo che nella Finanziaria in arrivo domani non ci sono nemmeno i soldi per i contratti degli statali. Detassare le tredicesime? Nemmeno, "meglio incentivare i consumi in beni durevoli". Anche perché il ministro rivela che la crisi ha fatto aumentare il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati. Ma certo, perché i 32-33 milioni di italiani a reddito fisso hanno potuto contare su aumenti salariali e pensionistici del 3-4%, a fronte di un’inflazione dell’1-2%. A soffrire, loro sì, sono le imprese e i lavoratori autonomi, causa diminuzione dei consumi. Diminuiti solo per paura, mica per cali di reddito. Brunetta va giù pesante anche con la chiesa: "Non collaboreremo a chi gioca al massacro, facendo ideologia politica con la tonaca". Persino tra le fila del Pdl qualcuno alza il sopracciglio. Come il senatore Andrea Fluttero, per il quale "con gli sgradevoli e inopportuni auguri alla sinistra Brunetta non aiuta la politica ad uscire dall’imbarbarimento". Ma, nel complesso, il Pdl fa quadrato intorno al ministro: finge di disapprovare i toni, e concorda sui contenuti. L’opposizione è dura: "È un delirio". Dal Pd, Anna Finocchiaro chiarisce per tutti: "Brunetta evidentemente dimentica di essere un ministro della Repubblica".

20 settembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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2009-09-20

Il ministro Brunetta non parla il romanesco

di Stefano Biolchini

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20 settembRE 2009

Brunetta: "Le élite stanno preparando un colpo di Stato"

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A vederlo così sornione e pacioso, amabilmente fotografato come sopito sulla poltrona, mai gli si imputerebbe une verve sì forte, un piglio quanto mai ottundente. Ma un vero ministro dell'ossimoro è il veneziano Renato Brunetta. A vederlo per anni pieno di zelo professorale in pochi avrebbero scommesso sulla sua vis locutoria. Eppure la sua forza è tutta lì. In grado di sdoganare come un lieve motivetto anche le parolacce da tripla xxx. Celeberrima la sua auto-definizione: "Non bello e non ricco, ho fatto il culo al mondo e sono la Lorella Cuccarini del governo Berlusconi". Per l'appunto la scelta del confronto, quanto mai azzeccata, va a cadere sulla dolce e rassicurante bellezza da cucina e tinello. Ma dalla più amata dagli italiani ti aspetteresti mai la parola c...?

 

No davvero. Brunetta è fatto così. Se napoletano sarebbe verace , essendo veneziano gli capita di straboccare come in preda all'effetto acqua alta. E così ha fatto anche stavolta contrapponendo "i compagni della sinistra per bene" e quella "per male" che si fa "condizionare da un'elite di merda" composta da "cattive banche, cattiva finanza, cattivi giornali". Un furore che per colpire alto ostenta senza esitazione il registro più basso. Semantica a parte, che tutto questo parlar "forbito" sia poi utile allo scopo è cosa dubbia. Eppure il ministro dell'Innovazione e della

Pubblica Amministrazione, non se ne cura. Anzi da quel di Cortina picchia duro, durissimo e con un far levissimo manda letteralmente a "morire ammazzata certa sinistra per male" rea di aver cercato di fare "un colpo di stato". Parole fin troppo libere, pesanti come sassi. Che pronunciate da un ministro che più volte ama ripetere "Il paese è con me! Sto cambiando tutto", ci si augura mai abbiano seguito.

"I soliti insulti di Brunetta - commenta ironico il segretario del Pd Franceschini - mi hanno confermato nella convinzione che l'unica Brunetta che merita rispetto è quella dei Ricchi e Poveri". Istrionico fino all'uso più smaccatamente teatrale della parola e del gergale Brunetta lo è da tempo. Tuttavia a cosa miri alzando così il livello dell'eloquio ha un so ché d'arcano.

Anna Finocchiaro comunque non ci sta. La capogruppo Pd alla Camera censura gli "insulti sguaiati assolutamente non degni di un rappresentante istituzionale".

 

Il linguaggio di Brunetta non fa certo scandalo nel centrodestra, dove talvolta rasenta la virtù. Si rammentano per memorabili certe definizioni "franche" degli stessi padri fondatori, Berlusconi e Bossi . Gli uomini della maggioranza s'affrettano a spiegare che "data per scontata la mancanza di diplomazia" (sic!) del ministro, occorra guardare ai contenuti delle sue analisi e non alla forma. Non per niente i nostri cugini francesi hanno coniato per l'appunto la definizione di "gauche caviar, champagne". Eppure fra i ministri francesi non è fin qui nota per gli avversari la citazione di Cambronne, che pure a Parigi è d'uso comune. E sia, con Brunetta tutto può essere; anche se visto il piglio iconoclasta nei confronti di certe definizioni elitistiche chi scrive propende per l'esclusione di pura citazione dotta. "Sarò rozzo, sarò semplificatore, ma questa è la realtà".

Il ministro anti-fannulloni arriva prontamente in soccorso davanti a questa lacuna. Niente d'alto, trattavasi solo di una esemplificazione, nulla più. E pazienza per la Finocchiaro, che non avendo inteso, protesta: "I suoi insulti sguaiati rivolti all'opposizione, accusata di non fare quello che vuole lui, l'uso a vanvera di parole come colpo di Stato sono assolutamente non degni di un rappresentante istituzionale".

 

Poi il ministro fa un tentativo di ricucitura: prima di tutto, ha detto, la sinistra "per bene c'è, ci mancherebbe altro. Ci sono moltissimi amministratori che mi piacciono, prima di tutti Chiamparino, è molto bravo" e poi spiega che il passaggio del discorso sulla "sinistra per male" che deve "andare a morire ammazzata", è stato fatto con parole che non vanno prese in senso letterale, ma che sono "un modo di dire romanesco". Per fortuna. Avevamo capito male. Noi. Si è trattato di un problema di traduzione dal romanesco per un notoriamente non madrelingua. Tanto più che una marcia indietro in Italia non la si nega a nessuno. Ma allora ministro, tanto valeva scherzar col fuoco?

Non sia sconcio dirla col Metastasio: "Voce dal sen fuggita-Poi richiamar non vale; Non si trattien lo strale, quando dall'arco uscì".

20 settembRE 2009

 

 

 

 

 

Brunetta: "Le élite stanno preparando un colpo di Stato"

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19 SETTEMBRE 2009

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Il Pdl si prepara al faccia a faccia Berlusconi-Fini

"Le élite stanno preparando un vero e proprio colpo di Stato". Lo ha detto il ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta, intervenendo al Convegno organizzato dal Pdl veneto "La persona prima di tutto".

"Mentre gestivamo, con tutte le difficoltà del caso, questa crisi, non abbiamo visto l'opposizione - ha detto Brunetta - Abbiamo visto invece un'élite, o una sedicente élite, irresponsabile" impegnata "non tanto a criticare il governo per quello che faceva e non faceva, ma per buttare giù il governo".

Il ministro descrive così le élite: "Sono sempre le solite: quelle della rendita parassitaria, della rendita burocratica, della rendita finanziaria, della rendita editoriale, senza alcuna legittimazione democratica e popolare. Questa sedicente élite - ha aggiunto Brunetta - che ha la puzza sotto il naso, che ci spiega sempre come va il mondo, ha pensato solo a come far cadere il governo. Sarò rozzo, sarò semplificatore, ma questa è la realtà".

Renato Brunetta ha messo in contrapposizione quelli che ha chiamato "i compagni della sinistra per bene" e quella che ha definito "la sinistra per male". E per questa ha usato la frase "vada a morire ammazzata". Nel corso dell'intervento a Cortina, il ministro, salutato da molti applausi, ha sottolineato: "la povera sinistra sarebbe nata con altri scopi e invece si fa condizionare da un'élite di m..", riferendosi alle "cattive banche, alla cattiva finanza, ai cattivi giornali". Brunetta perciò, rivolgendosi "alla sinistra per bene", ha invitato a "ritornare alla politica, compagni di sinistra, senza farvi fare la politica dai giornali".

"Stanno preparando un colpo di Stato - ha ribadito - a cui si risponde a viso aperto parlando con gli italiani, costruendo l'Aquila, con un grande piano per il Mezzogiorno. La vera unità d'Italia è risolvere la questione meridionale". "Abbiamo una grande occasione, - ha precisato - la nostra missione sarà una missione straordinaria contro la cattiva rendita, contro i parassiti dovunque essi siano: nella finta cultura, nella finta cinematografia ideologica parassitaria, nel finto sindacato, nelle cattive banche, nella cattiva finanza, nei cattivi giornali".

Il ministro della funzione pubblica ha parlato anche della crisi economica e ha sottolineato che è più efficace incentivare i consumi che detassare le tredicesime. "Se avessimo detassato la tredicesima dell'anno scorso, avremmo buttato via 7 miliardi di euro e non avremmo ottenuto nulla in più di quello che avvenne l'anno scorso. I consumi andarono benissimo. Non credo, dunque che la detassazione delle tredicesime, come quella proposta l'anno scorso, per un costo di 7 miliardi potrebbe essere utile in questo momento nel nostro Paese".

Brunetta ha aggiunto che occorre invece prendere provvedimenti per "incentivare i consumi e trasformare l'aumento del potere d'acquisto in consumi, in beni di consumo durevoli, in investimenti nel Piano Casa".

19 SETTEMBRE 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-09-16

 

 

 

 

 

 

 

 

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